L’ateo che, decifrando il DNA, scoprì Dio.

L’ateo che, decifrando il DNA, scoprì Dio.

Ricordi quando, proprio nel primo episodio di Sorprendersi con Dio, prendemmo in esame le (scarsissime) probabilità che anche una sola molecola di DNA si possa essere assemblata spontaneamente per opera del caso partendo dai singoli atomi? Oggi ti parlerò di Francis Collins (Staunton, 14 aprile 1950), il genetista statunitense a capo del team di ricercatori che decifrò il genoma umano. Devi sapere che Collins, un tempo, era un ateo convinto. Dopo aver studiato chimica, fisica e meccanica quantistica, maturò il suo amore per la genetica frequentando la facoltà di medicina. Nel 1989 individuò il gene che provoca la fibrosi cistica e, nel giugno del 2000, presentò alla Casa Bianca i risultati del “Progetto genoma” con queste parole: «Pensare che abbiamo potuto dare una prima fugace occhiata al nostro manuale di istruzioni, finora noto soltanto a Dio, mi fa sentire umile. Provo un grande timore reverenziale». Decifrando il DNA aveva scoperto Dio.

Oggi il dottor Collins è un fervente credente. Nel 2009 è stato nominato Accademico della Pontificia Accademia delle Scienze, mentre nel 2020 si è aggiudicato il premio Templeton, prestigioso riconoscimento riservato a chi si distingue nella ricerca spirituale. «Vista l’impossibilità di spiegazioni assolute – sostiene Collins – le leggi della natura non escludono più l’azione divina nella realtà». Anzi, «è perfettamente possibile che Dio sia in grado di influenzare la creazione in modi non percepibili dall’osservazione scientifica».

La conversione di questo scienziato non è soltanto dovuta alla decodifica del genoma umano, ma anche al progressivo rendersi conto dell’incredibile concatenamento di coincidenze che permette la nascita e lo sviluppo della vita: «una sorprendente convergenza – così la definisce – di costanti fisiche che determinano le proprietà della materia e dell’energia nel nostro universo. Se fossero anche solo lievemente differenti non ci sarebbe nessuna possibilità per la vita!». Insomma, viviamo in un universo che è di per sé un miracolo. Un pensiero al quale fa eco Bill Bryson: «Noi abbiamo bisogno di moltissime proteine ognuna delle quali è un piccolo miracolo. Stando alle leggi del caso, le proteine non dovrebbero nemmeno esistere. La probabilità di ottenere casualmente una molecola di collagene è una su 10 elevato a 260 (ossia 1 seguito da 260 zeri). Un numero di per sé più grande di tutti gli atomi contenuti nell’universo. Il fatto che anche una sola proteina possa essere sintetizzata grazie a eventi casuali sembrerebbe dunque una circostanza spaventosamente improbabile». Non è sorprendente?

Alessandro Ginotta

L'articolo è stato pubblicato su "Il Corriere della Valle", n. 16 del 20 aprile 2022